TORO SCATENATO

TORO SCATENATO

Versione rimasterizzata in 4K

In sala solo il 08-09-10 MAGGIO 2023

Ingresso a tariffa intera € 10,00
Storia di Jake La Motta, un duro italo-americano del Bronx che divenne campione mondiale dei pesi medi all’indomani della seconda guerra mondiale.
In un camerino, l’ex pugile Jake La Motta prepara il suo numero comico in un locale ripensando al suo passato sul ring. Cresciuto in una famiglia italo-americana, aveva conquistato la cintura di campione del mondo dei pesi medi nel 1949, difendendola per due anni e perdendola contro il suo eterno rivale Sugar Ray Robinson. A La Motta, soprannominato “il toro del Bronx” per la furia dei suoi colpi e per la capacità di incassatore, tornano alla mente i combattimenti principali e momenti di vita quotidiana con il fratello e manager Joey, i rapporti con le due mogli e pure la contiguità con la malavita.
Film dalla gestazione complicata, scandita da mille dubbi, Toro scatenato è uno dei capolavori di Martin Scorsese, uno dei manifesti del suo cinema.
Fin dall’ipnotica sequenza iniziale sul ring, sulle note della Cavalleria rusticana di Mascagni, è dichiarato che il protagonista non combatte solo contro i rivali, ma anche contro sé stesso e ciò che lo circonda. Nell’economia della pellicola le scene di boxe, girate con una sola macchina da presa andando in direzione opposta ai film di pugilato dell’epoca come Rocky, occupano una porzione limitata. Molto incidono le scene con il fratello e le compagne, mentre, sempre al contrario del cinema pugilistico più spettacolare, quasi mancano gli allenamenti e le fasi di preparazione.
Scorsese vuole, raccontando tutto in flash-back, girare un film di pugilato e la rappresentazione di una società, con al centro un personaggio guascone, testa calda, aggressivo e maschilista che è un prodotto dell’ambiente in cui è cresciuto. Lo sport rappresenta solo il modo per far esplodere il contesto di violenza in cui Jake è calato. Ci sono l’arroganza con le donne, gli scontri tesi con il fratello e gli interventi della mafia anche nell’indirizzare gli incontri.
I monologhi del Jake maturo rendono bene il ritratto dei giovani italo-americani degli anni ’40, con le loro speranze e le disillusioni, mentre per Jake c’è anche una componente di rimpianto per le occasioni perse: pur diventato un campione, sarebbe potuto essere molto di più, con maggiore disciplina.

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