SALVATORE
IL CALZOLAIO DEI SOGNI
In sala solo l’8-9-10 NOVEMBRE 2021
Un ritratto del celebre stilista che dall’Italia arrivò a Hollywood.
Nato in una famiglia contadina a Bonito (Avellino) nel 1898, undicesimo di quattordici figli, Salvatore Ferragamo fin da bambino è rapito dalla magia legata all’arte di creare calzature. Determinato a perseguire il proprio sogno, emigra giovanissimo negli Stati Uniti, proprio mentre l’industria del cinema sta creando i primi divi; da Hollywood prenderà il via una carriera che lo imporrà come icona della moda italiana nel mondo e stilista tra i più originali e amati dalle star. Mentre lui darà lustro al Paese, riportando nel 1927 la sua sede a Palazzo Spini Feroni a Firenze, e negli anni Sessanta passerà prematuramente il testimone ai suoi eredi.
Il documentario di Luca Guadagnino assembla e ricompone una mole colossale di voci, materiali e svariati interventi esperti di moda, cinema, costume: tra i tantissimi, i couturier Christian Louboutin e Manolo Blahnik, la fashion editor Grace Coddington e la giornalista Giusi Ferré, l’enciclopedico Martin Scorsese e Jay Weissberg di “Variety”.
Tra un intervista e l’altra, il film segue anche i passi della creazione odierna della “Marylin” (indossata dalla Monroe in Gli uomini preferiscono le bionde), poi quelli della celeberrima “Rainbow”, per poi chiudersi con una sequenza in stop motion, A Dream of Hollywood, che rende omaggio al corpus delle collezioni Ferragamo replicando le coreografie geometriche alla Busby Berkeley, con le calzature che si animano e sostituiscono il corpo di ballo. Sono momenti estremamente godibili del film, che dispiega parecchi archivi esterni, oltre a quello della maison, con una significativa presenza dei Super 8 intimi girati dal suo fondatore.
Ispirato all’autobiografia “Il calzolaio dei sogni” (pubblicato da Skira, ristampato da Electa) e scritto dalla giornalista di moda Dana Thomas (autrice di “Fashionopolis”) Salvatore: Shoemaker of Dreams è un’opera realizzata nell’arco di tre anni: da una parte ha i meriti di rendere omaggio allo spirito di iniziativa, alla perizia appassionata e alla genialità di un artigiano sui generis e di identificare un preciso momento degli studios, in un’era ante product placement e quindi tutta da ricostruire, piuttosto imperniata sulla craftsmanship e il gusto del dettaglio. Dall’altra, nella tensione di incorniciare una lunga favola d’amore familiare, di autorealizzazione e ritorno a casa, appare caratterizzata da un approccio eccessivamente compiacente nei confronti degli eredi e frenata dalla volontà di abbracciare una miriade di fonti.
Una cascata di immagini di divi, numerosi spunti intriganti – i rilievi tecnici sulla ricerca di materiali innovativi, gli studi anatomici, gli aneddoti da set come il fiocco che conferisce un quid al personaggio peccaminoso di Gloria Swanson in Sadie Thompson. Ma su tutte le voci si impone quella di Salvatore Ferragamo, proveniente da registrazioni originali del 1955. “Il segreto del mio successo? Aver dato comfort alle donne di tutto il mondo e su quello poi aver costruito le mie fantasie”. Dedicato a Wanda Miletti, moglie dello stilista, scomparsa nel 2018.