OPPENHEIMER (O.V.)

OPPENHEIMER (O.V.)

Versione in lingua originale sottotitolata in italiano

In sala solo il 24 e 31 AGOSTO e 7 SETTEMBRE 2023

Ingresso a tariffa intera € 7,00
Il film dedicato a Oppenheimer, lo scienziato che mise a punto la bomba atomica.
È il 1926, J. Robert Oppenheimer è un giovane studente di fisica presso l’università di Cambridge ed è così ossessionato dall’ascoltare la lezione del professore ospite Niels Bohr che, per ripicca verso l’insegnante che lo fa ritardare, arriva a un piccolissimo passo dal compiere un gesto irreparabile. È il 1954, Oppenheimer si sottopone a una serie di udienze private dove cerca di difendersi dalle accuse di comunismo, per conservare il proprio accesso allo sviluppo di progetti top secret. È il 1958, Lewis Strauss affronta un pubblico dibattimento per dimostrare la propria idoneità come Segretario del commercio di Eisenhower, ma in questa circostanza viene riesaminato il suo rapporto con Oppenheimer. In mezzo c’è naturalmente la cronaca dell’ascesa del protagonista, dai dipartimenti di fisica americana alla direzione del laboratorio di Los Alamos, dove darà vita alla prima bomba atomica.
Il primo film biografico di Christopher Nolan gioca, come tipico del regista, con la struttura temporale della storia e riesce a offrire un ritratto magnetico e sfaccettato del suo geniale soggetto, non però senza qualche squilibrio e inciampo estetico.
Gocce di pioggia sollevano increspature sull’acqua di una pozzanghera: si apre così Oppenheimer, su quello che diventerà un motivo figurativo ricorrente, ripreso per esempio mentre il protagonista guarda una mappa e immagina la caduta di bombe atomiche sulle città, le cui esplosioni sollevano increspature come la pioggia dell’incipit. In mezzo c’è un episodio enigmatico, un breve incontro con Einstein che appare come un affronto agli occhi dell’egocentrico Lewis Strauss. Questi è una figura poco geniale ma con manie di grandezza, che sta a Oppenheimer come Salieri stava a Mozart. Il vero significato di quella sorta di Rosabella che è la conversazione con Einstein si aprirà solo nell’epilogo, quando alla reazione a catena acquatica dell’incipit risponderà un tripudio di fuoco.
La circolarità tanto cara al regista dunque non manca e neppure la grandiosità. Il primo film in cui è stata utilizzata pellicola in bianco e nero IMAX 70mm. andrebbe infatti visto in una sala consona, che purtroppo in Italia continua a non esistere. È comunque consigliatissimo cercare il miglior cinema del proprio territorio, per godere al meglio di una pellicola (parola che finalmente si può tornare a usare in modo appropriato) tecnicamente superba. Sia per i già celebrati effetti speciali interamente artigianali di Scott R. Fisher, che rimandano a quelli delle opere di Stanley Kubrick e Terrence Malick (con Tree of Life il film di Nolan ha in comune anche lo stile del montaggio di una sequenza della prima ora), sia per la qualità della fotografia dello straordinario Hoyte van Hoytema, capace di destreggiarsi tra più palette cromatiche, sia per l’intensità degli interpreti, la cui recitazione è tanto sottile da reggere i primi piani più grandi immaginabili. Anche la colonna sonora di Ludwig Göransson è di grande impatto e questa volta si allontana, assai più che in Tenet, dai pesanti bassi con i quali Hans Zimmer ha spesso accompagnato i film di Nolan. Purtroppo l’uso che ne fa il regista è uno dei pochi punti deboli dell’opera.

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