DEAR EVAN HANSEN (O.V.)

DEAR EVAN HANSEN

Versione in lingua originale sottotitolata in italiano

In sala solo il 02 DICEMBRE 2021

La trasposizione cinematografica dell’omonimo musical di grande successo.

Evan Hansen è affetto da disturbo di ansia sociale e ha molti problemi a relazionarsi con i suoi coetanei. Su consiglio del suo terapeuta, scrive delle lettere indirizzate a sé stesso che cominciano tutte con “Dear Evan Hansen”. Un giorno una di queste viene rubata da Connor, un suo compagno di classe che conosceva appena ma che è stato l’unico a lasciargli la firma sul braccio ingessato prima di togliersi tolto la vita. La madre e il patrigno del ragazzo deceduto contattano subito Evan: credono infatti che la lettera sia stata scritta da Connor e che sia stato il suo ultimo messaggio prima del suicidio. Spinto dagli eventi, Evan entra in confidenza con la sua famiglia e soprattutto con la sorella Zoe da cui è stato subito attratto e inventa la storia di una grande amicizia che in realtà non c’è mai stata. La sua bugia però avrà però degli effetti devastanti.

Caro Evan Hensen è basato sul musical del 2015 che ha vinto sei Tony Awards due anni più tardi.

Nell’adattamento cinematografico mantiene come attori solo il protagonista Ben Platt e Colton Ryan che interpreta Connor. Al tempo stesso Evan Hansen arricchisce la galleria di adolescenti problematici del cinema di Stephen Chbosky inaugurata Charlie, il ragazzo timido ed emotivo di Noi siamo infinito e proseguita con Auggie, il bambino di 10 anni che ha una rara malattia al viso di Wonder. Ansel Elgort, Jacob Tremblay e Ben Platt. Chbosky non solo trova ancora i volti giusti per mostrare come quell’età possa essere raccontata come un inferno, ma tira fuori dai loro personaggi tutte le loro paure, fragilità, debolezze, la difficoltà a relazionarsi con gli altri, il desiderio di essere diversi, forse di vivere un’altra vita.

Caro Evan Hansen utilizza le canzoni per riuscire a dar voce ai pensieri sommersi, alle cose che non si riescono a dire. In questo senso il film realizza un piccolo, grande miracolo. Il tempo della bugia può diventare sospeso, infinito, come in un musical di Jacques Demy. L’elaborazione del lutto ha invece uno stordimento sulla famiglia di Connor simile a quello dei protagonisti di Gente comune di Robert Redford. È puro cinema di illusioni, quelli da cui non si vorrebbe essere mai svegliati. Ben Platt cammina con il timore negli occhi, dimesso, quasi ingobbito, mangia a mensa da solo e ogni volta che incrocia e parla con un coetaneo vorrebbe scappare da un’altra parte. Dal momento in cui a scuola fa un discorso in onore di Connor tutto cambia. Prima s’impappina, cade per terra, viene deriso e filmato dagli smartphone.

Poi si rialza ed entra in un universo magico, il suo personale ‘mondo di Oz’ fatto i frutteti con, dallo sguardo rassicurante di Amy Adams che si oppone invece a quello ora assente, ora duro, ora carico di affetto della madre interpretata da Julianne Moore.

Caro Evan Hansen caratterizza definisce e approfondisce ogni personaggio, anche quelli secondari, e, come è già avvenuto nei suoi precedenti due lungometraggi, Chbosky tira fuori il meglio dai suoi giovani attori. Tra loro ci sono anche Kaitlyn Dever, una delle due protagoniste di La rivincita delle sfigate nei panni di Zoe e Nik Dodani, ‘l’amico di famiglia’ di Evan, che qui porta anche una versione riaggiornata di Zahid della serie Atypical, che ripropone quel sano cinismo e quell’autoironia con cui riesce ad abbassare la bollente temperatura emotiva di un film che è anche fin troppo brutale per come ci parla direttamente e di qualcuno che ha fatto parte della nostra vita. Lo fa senza nessun filtro, con la maggiore semplicità e complicità possibili. Un diamante grezzo, con 137 minuti che volano via.

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