ANNETTE (O.V.)
Versione in lingua inglese con sottotitoli in italiano
In sala solo dal 03 al 09 FEBBRAIO 2022
Henry è uno stand-up comedian, Ann è una cantante di fama internazionale. I due sono una coppia perfetta, ma con la nascita della loro figlia Annette, una bimba con un dono unico ed eccezionale, la loro vita cambia.
Ann è una diva della lirica che ogni sera muore in scena, Henry una star dello stand-up che fa morire dal ridere la platea. Ann ha preso la luce del sole, Henry tutta l’ombra. A Los Angeles si incontrano e contro ogni logica si innamorano. Anche il pubblico è sorpreso da quel sentimento smisurato come l’ego di Henry. Davanti agli obiettivi dei paparazzi, ‘concepiscono’ Annette, bambina, bambola, enfant prodige, miracolo e dannazione. Frutto della loro unione e ‘giocattolo’ delle loro aspirazioni, Annette cristallizza le speranze e i tormenti di due figure contrarie. Perché la ‘bella’ e il ‘bastardo’ si amano da morire e fino a morire.
Se davvero il cinema sta morendo, divorato da ogni parte dalla proliferazione conquistatrice delle piattaforme, Annette rimanda la sua fine con un ultimo respiro maestoso.
Il respiro che Leos Carax chiede allo spettatore di prendere nell’ouverture e poi trattenere il tempo che servirà a cantare la storia d’amore di due esseri folgoranti. Regista e direttore d’orchestra della partitura sinfonica degli Sparks, Carax avvia Annette dalla registrazione della colonna sonora.
Dei suoi film, sei prodigi girati in trentasette anni di carriera, sono d’altronde i ‘numeri musicali’ a impressionare la retina: la corsa a perdifiato di Denis Lavant sull’aria di “Modern Love” (Rosso sangue), l’headbanging di Mireille Perrier a tempo con “Holiday in Cambodia”, la promenade di Kylie Minogue sulle note di “Who We Were” e dentro una Samaritaine ancora in rovina (Holy Motors). Perché il suo cinema è nato con MTV al debutto degli anni Ottanta, quando l’immagine divorava la musica.
Non sorprende allora che a dare il ‘la’ alla sua opera-film siano gli Sparks. La loro canzone, “So May We Start”, racconta la paura che serra la gola agli artisti prima di andare in scena. Non si sentono mai pronti ma devono andare, come gli attori e il coro di Carax, impazienti di lanciare la rappresentazione.
Nel limbo che interroga le frontiere porose tra finzione e realtà, si trasformano improvvisamente in personaggi. Un accessorio, uno sguardo, una posa e Marion Cotillard diventa Ann Desfranoux, la diva dalle mille vite, Adam Driver ‘cavalca’ senza filtri Henry McHenry, umorista con pulsioni distruttrici. Ma c’è poco da ridere e molto da cantare. Per loro Carax trova l’aria e un’immagine potente: una coppia allacciata sopra una moto che corre. Corre veloce dentro una notte che conduce i sentimenti al parossismo e mette al mondo una marionetta con la cicatrice sulla fronte. Quella magica di Harry Potter, quella di un trauma prodotto dal narcisismo ferito dei suoi genitori.
Improntati ai personaggi del racconto popolare, agli archetipi delle favole (“Biancaneve”, “La Bella e la Bestia”, “Faust”, “Pinocchio”) come a quelli del melodramma lirico (“La Boheme”, “Madame Bovary”, “La Traviata”, “Tosca”), Ann ed Henry scrivono con inchiostro nero la vita e la morte degli artisti dannati dal loro ego. Il soprano diafano fa il bagno nella sua piscina mordendo una mela rossa e mirandosi allo specchio, il principe nero flirta coi limiti della provocazione in lotta permanente contro i suoi demoni e il suo pubblico. Megalomani e narcisisti si ripetono per mano quanto si amano ma quello che amano è soprattutto l’immagine del loro amore.
Annette è un inno a tutte le forme di spettacolo, dall’opera a Broadway, ma è più precisamente il negativo del musical hollywoodiano, il rovescio di “Cantando sotto la pioggia”, l’altra faccia della luna, il ritratto oscuro dell’industria dello spettacolo coi flash, la caccia mediatica, l’esibizione della star, la spettacolarizzazione oltraggiosa.
Nutrito da miti antichi ma in risonanza col presente, Annette evoca un concerto pop come il movimento #MeToo, col suo carico di fantasmi, di uomini violenti, di madri martiri e di figlie che condannano i genitori per sempre. L’ essere colpevole è la grande questione di Annette, che porta in tribunale l’arte e la processa con la coppia uomo-donna. Di un’inventività formale permanente, l’opera tragica di Carax accoglie esplosioni di bellezza e fa bruciare Los Angeles con le sue star incandescenti. Due amanti che (ri)suonano superbamente lo spartito di un amore nato morto.
La potenza fisica di Adam Driver, disarticolato e prodigioso nel rendersi detestabile occupando tutto lo spazio, contrasta con la grazia di Marion Cotillard, che trova il gesto artistico di una cantante d’opera, vivendo “d’arte e d’amore” come Tosca e soccombendo al patriarcato come Violetta. ‘Ridotto a uno spettro’ dalla ferocità del suo mostro, il ‘corpo lirico’ lascia il campo alla bestia da palcoscenico, che fa del fallimento del desiderio coniugale una performance, una questione di vita o di morte.
Dotato di una plasticità rara, Adam Driver mette in forma l’ispirazione poetica di Leos Carax, assorbe tutto il nero di un mare in burrasca e poi rovescia come onda la tossicità dell’arte e dell’amore. Sul campo restano ‘la morta e la ferita’. Annette non risolve o chiude soltanto troppo in fretta la questione tra vittima e aggressore. Come tonfo cala il sipario, cade il silenzio, scende la notte. Nera come lo schermo che si consuma sotto il fuoco dei nostri sguardi.